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UN FRATE IN BANCA ETICA. DAL PERIODICO DELLA FACOLTA’ TEOLOGICA SAN BONAVENTURA IN ROMA

26 Marzo 2015 · Nessun Commento

Condivido un articolo pubblicato sul periodico on line della Facoltà Teologica San Bonaventura - Seraphicum in Roma

UN FRANCESCANO IN BANCA ETICA:
IL VANGELO CHIEDE DI SEMINARE SPERANZA
di Giuseppe Giunti*
Banca Etica è una istituzione finanziaria che dalla metà degli anni ‘90 costituisce anche in Italia una
bella accoppiata tra il mondo bancario e la visione etica.
Cooperazione sociale, associazionismo e volontariato si trovarono a convergere in questo progetto,
oggi ancora più attuale, quello di scegliere in base all’etica della solidarietà sociale e di non lasciare
il puro e semplice mercato alle sue dinamiche; quello di investire la raccolta dei risparmi in direzioni
etiche, dichiarate, capillari.
In poche parole possiamo descrivere lo stile di Banca Etica dicendo che si preoccupa delle conseguenze
non economiche delle azioni economiche.
Le riflessioni e gli insegnamenti di Papa Francesco sui temi della finanza, del lavoro, della povertà,
della disparità sociale rendono oltremodo interessante ogni concreta
realizzazione che restituisca alla nostra società una corretta gerarchia
di funzionamento e di coesione.
Vale a dire che sentiamo necessario rimettere in circolo valori etici
perché la finanza torni ad essere motore di sviluppo con ricadute diffuse
e condivise e non mondo a sé, lontano dalla economia reale e quindi dalla vita reale, quotidiana,
concreta delle persone (vedi, a questo proposito, “Il contributo francescano alla crisi economica”,
intervista al prof. Oreste Bazzichi nel numero 16 di San Bonaventura informa).
Banca Etica va esattamente in questa direzione.
Ma c’è di più. Il microcredito, la trasparenza delle operazioni - è l’unica banca che pubblica l’elenco
completo dei finanziamenti erogati - la scelta etica degli investimenti dei risparmiatori sono la
ripresentazione moderna, contemporanea del pensiero, della mission antica dei banchi dei pegni, dei
monti di pietà, in pieno ‘400.
Queste realizzazioni ebbero il loro sviluppo e la loro espansione geografica grazie alla predicazione
popolare e alla spinta del mondo francescano.
Non fu facile la diffusione di questa “invenzione” finanziaria; c’erano ambienti teologici e di governo
che ritenevano usura anche ciò che oggi è per tutti il normale interesse che chi presta riceve a fronte
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del rischio che corre di non riprendere più la somma prestata; c’era il mondo ebraico, che gestiva a
quel momento l’attività spesso a tassi di vera usura, e fecero resistenza.
Ma il prestigio dei vari predicatori francescani ebbe la meglio, come a Perugia dove il Monte di Pietà
fu aperto al termine del Quaresimale nel 1462. E poi Padova, Crema, Pavia, Siena, Bologna e via via
ovunque lo sviluppo e la crisi specialmente nelle città portavano i loro frutti.
Se leggiamo in chiave simbolica i fatti restiamo a bocca aperta: alla fine di una predicazione il cui
obiettivo è da sempre la conversione e la penitenza (Quaresima) il frutto concreto è … una banca, o
meglio un banco!
Uno strumento per aiutare i piccoli artigiani, le singole famiglie a
restituire debiti, a lavorare, a vivere, liberandosi dalle sirene dei tanti
soldi subito, ma a interessi disumani per sempre.
Non è quindi strano né nuovo che Banca Etica, in Piemonte, abbia chiesto
a un frate di essere presente nel GIT, il Gruppo di Iniziativa Territoriale,
a portare in particolare voce e sensibilità del mondo delle Cooperative.
O meglio non è strano che un francescano abbia accettato l’invito,
sapendo di non assumersi ovviamente responsabilità di tipo finanziario,
decisionale, operativo e restando nell’ambito dell’impegno volontario
non retribuito.
Il Gruppo di iniziativa territoriale nel quale opero ha il compito di
diffondere la cultura di una finanza etica, di ascoltare le voci del territorio in cui è radicato, di aiutare
Banca Etica a raffinare i propri interventi.
Qualche amico sorridente e ironico mi ha sussurrato che dopo un Papa che “fa politica” ora arrivano
i frati che “fanno finanza”. È chiaro che non è così, né in un caso né nell’altro.
È la fede, è il Vangelo che non trascura nessuna dimensione della vita, della vita reale e concreta. È il
Vangelo che torna ad essere annuncio, notizia, novità.
È il Vangelo che mi chiede di seminare speranza, ma non solo a parole (omelie, insegnamento,
interviste, conferenze), ma con un concreto impegno incarnato nel tessuto sociale.
Banca Etica non è affatto una soggetto confessionale, ma possiamo dire che le sue scelte etiche
sviluppate e proposte, coincidono con la diversità cristiana, con l’alternativa evangelica, in questo
caso in campo economico.
*OFMConv, docente di Teologia pastorale e Catechetica

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