Da molti anni questa riflessione mi accompagna, la tengo esposta come una regola di vita, come una presentazione di me stesso, come una massima da passare ai più giovani di me.
Ieri sera tardi, leggendo i commenti e cercando notizie in video relative alla conferenza stampa del primo ministro (PM), questa frase mi è tornata prepotentemente nella testa.
Ho la netta impressione che il PM non voglia passare guai, politici, di potere, di immagine. E così non pensa. Credo che prima di parlare in conferenza stampa abbia letto l’ultimo sondaggio e poi abbia seguito il suo istinto di comunicatore, al quale non interessa il contenuto ma il messaggio, non le parole ma l’urlo, non il testo ma l’impatto mediatico.
Ma credo che un calcolo non lo abbia fatto. Ogni studente, ogni insegnante, ogni bidello (che bello chiamarlo affettuosamente così) è collegato ad almeno 20/30 persone. Il messaggio voleva essere “io ci sono e veglio su di voi; io ci sono e decido subito e con forza per il vostro bene; io ci sono e un progetto del mio Governo non può essere fermato una volta che è stato deciso”.
Il sistema non può incepparsi per eccesso di pensiero. Se qualcuno si ferma a pensare, il motore si inceppa, la catena di comando non trasmette come dovrebbe.
E così il PM ha calcolato che la gente avrebbe approvato un suo intervento, il suo interventismo. Penso (sic!) che non abbia calcolato però il numero degli studenti, degli insegnanti, dei bidelli e non lo abbia moltiplicato per 30. Da ieri sera in casa, a tavola, in metropolitana la gente sa, perché gliel’hanno detto, che dal medioevo in poi nella Scuola le forze dell’ordine entrano solo se chiamate dal Preside o dal Rettore. Sa che la Scuola in un Paese in crisi ma che vuole occuparsi del proprio futuro, non si può considerare una spesa ma un investimento. Sa che a Scuola bisogna imparare a fare domande e a pensare, anche se poi ci può capitare qualche guaio. Sa che il’68 non c’entra quasi nulla e chi lo tira in ballo lo fa per sfruttare le paure, i risentimenti, le memorie non ancora sanate e impedire così di pensare. Sa che far diventare private tutte le Scuole ha un preciso obiettivo: trasformare la Scuola in una Azienda, e questo sì interessa molto al PM.
E il Ministro? Di colpo, guardando i Tiggì, mi è sembrata una ministrante cioè una chierichetta! Se sapesse che l’etimo del termine “ministrum” indica una condizione di inferiorità, di minorità, di servizio; mentre l’etimo di maestro indica superiorità! Che scherzi giocano le parole, quando si vuol pensare. I maestri a insegnare, la Ministro a imparare. Non sarebbe bellissimo?
fra Beppe
6 risposte ↓
1 Stefano S. // 23 Ott 2008 alle 11:12
La Costituzione tutela il diritto (che è cosa diversa dall’“obbligo”) allo sciopero (articolo 40). Ma tutela anche il diritto al lavoro (articolo 4), che in questo caso è il diritto di professori e personale non docente a entrare nelle scuole e negli atenei per lavorare, senza che i picchetti degli squadristi lo impediscano. E tutela il diritto e l’obbligo all’istruzione (articolo 34), che nel caso in questione diventa il diritto dello studente che non aderisce allo sciopero a entrare regolarmente in classe.
Dove stia la “provocazione” nel voler far rispettare la Costituzione, difendendo tutti i diritti che questa prevede, e non solo quello allo sciopero, lo sa solo quel disperato di Veltroni.
(Parole non mie ma le condivido in toto)
2 Stefano S. // 23 Ott 2008 alle 11:20
Se le piacciono i decreti incendiati, i manichini, i bambini di 6 anni vestiti di nero e sbattuti in manifestazioni, insegnanti che sfilano con la stella di David (cosa abbastanza schifosa soprattutto nei confronti di chi quelle esperienze le ha vissute veramente), insegnanti che minacciano gli allievi di bocciatura qualora non scioperino (la fonte della notizia non è il Giornale)….
…dicevo se le piace tutto questo allora va bene, lei guardi il dito, io guardo l’imperfetta luna
3 Marco // 23 Ott 2008 alle 16:11
[...]Tu vuoi andare e vai al mondo con le mani vuote, con non so quale promessa di una libertà che gli uomini, nella semplicità e nella innata intemperanza loro, non possono neppur concepire, che essi temono e fuggono, giacché nulla mai è stato per l’uomo e per la società umana piú intollerabile della libertà! [...]
Io Ti dico che non c’è per l’uomo pensiero piú angoscioso che quello di trovare al piú presto a chi rimettere il dono della libertà con cui nasce questa infelice creatura. [...]
La tranquillità e perfino la morte è all’uomo piú cara della libera scelta fra il bene ed il male.
(F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov)
Non solo mi piace pensare, ma credo anche che la liberta’ di pensare sia un dono di Dio.
E che la scuola non mi debba insegnare la capitale del Senegal ma a condividere pensieri con un senegalese (magari non essendo assolutamente d’accordo con lui).
4 Stefano S. // 27 Ott 2008 alle 09:00
“E che la scuola non mi debba insegnare la capitale del Senegal ma a condividere pensieri con un senegalese (magari non essendo assolutamente d’accordo con lui).”
condividi i pensieri se hai una cultura tua…se non sai la storia e la geografia, il povero senegalese (che di sicuro la sa) udirà solo sconclusionati discorsi del tipo “cioè amico, è la globalizzazione che c’ha portati a questo punto, cioè, se ci pensi bene, in finale è così”
5 zippolla // 4 Nov 2008 alle 13:22
pensare xò è utile
6 Remo Bassini, Il monastero della risaia | Lettere migranti // 30 Ago 2013 alle 08:56
[...] che mi piace pensare, passo un guaio”, faccio mio questo motto che ho letto nello studio di un’altra persona alla quale, guarda un po’, piacciono i libri): la libreria. Entro, chiedo del racconto di Poe e, [...]
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