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Il blog di Padre Beppe Giunti, una piazzetta dove trovarsi a chiacchierare della vita

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QUANDO SI CHIACCHIERA IN PIAZZETTA!

1 Aprile 2008 · 8 Commenti

Quando si chiacchiera tra amici, seduti al sole in piazzetta, si lascia che il cuore venga fuori, si usano anche le battute, se si parla del governo (o dei preti o della nazionale di calcio) ci si riserva il diritto di critica…

Questo è un blog, un foglio di giornale dove possiamo scrivere tutti, e dove hanno cittadinanza anche i sentimenti, anche i dolori, anche le diversità, anche l’amarezza, anche la speranza.

A ieri sera i visitatori del blog a partire dall’8 novembre 2007 erano 14756. Sono convinto che se qualcuno ha lasciato traccia del suo passaggio con qualche espressione non proprio policamente corretta lo si possa comprendere. E come dice la regola dei blog: tolta la blasfemia, la pornografia, l’incitazione a delinquere e il non rispetto del pensiero altrui, tutto il resto è opinione pubblica, sana, libera, benedetta opinione pubblica.

fra Beppe

Tags: PIAZZETTA DELLE CHIACCHIERE

8 risposte ↓

  • 1 Anna // 1 Apr 2008 alle 22:14

    Molte persone mettono il pudore dove non occorre.
    Magari vano in giro nude, parlano di sesso a sproposito, “fregano” il compagno o la compagna all’amico o all’amica, ma quando si tratta di esprimenere una emozione che svela tenerezza o fragilità, preoccupazione, dispiacere o rabbia… qui saltano fuori tutte le timidezze!
    E’ difficile ammettere: sono disorientato, è un momento di crisi davvero grande, lo sto negando perché mi fa paura!
    Per questo motivo apprezzo moltissimo le persone che l’hanno fatto.
    Una cosa importante poi è già stata detta e voglio ancora chiarirla bene.
    Io non sono dispiaciuta tanto per me stessa, perché io ho già ricevuto molto, e ringrazio il Signore, ma proprio perché conosco bene le attività di Susa, le potenzialità enormi di quel luogo, sono dispiaciuta non per me, ma per tutti quelli che in futuro non ne potranno godere.
    Chi ovviamente? Quei giovani di cui si parla tanto, alla ricerca di “valori”, “ideali”.
    Smantelliamo luoghi sacri, di antiche tradizioni, facciamo musei o ristoranti, così ai giovani, invece di dare di più, togliamo anche quello che c’è!
    Chi ha detto che se non si fanno fruttare i talenti, questi vengono tolti? Mi pare Gesù di Nazareth

  • 2 Nadia // 1 Apr 2008 alle 23:41

    Già… libertà di opinione… E sai, proprio stasera si parlava con un’amica… Di un amico prete con cui si può parlare… E che è alla nostra altezza… Che ci ha fatto sollevare perché ci ha espresso (a tu per tu) i “suoi” dubbi… Perché abbiamo scoperto di avere entrami dubbi… di essere umani entrambi… Uomini “di mondo” e uomini “di Dio”… E proprio grazie a questa “libertà di opinione, grazie a questo Scambio basato sulla Fiducia, ci siamo forse entrambi potuti avvicinare a Dio un passetto di più.
    Allora grazie fra Beppe, perché anche tu sicuramente sei così

  • 3 luciano // 2 Apr 2008 alle 13:53

    Carissimo Beppe, e carissimi amici del blog, questa volta il mio intervento è a metà tra una provocazione e l’altra del nostro amico comune Beppe.
    La provocazione di Beppe, secondo me è quella di avere avuto la possibilità e la libertà, attraverso il blog, di dire ed ascoltare (questa seconda realtà molto più difficile della prima), su argomenti che normalmente ci stanno più a cuore. Ed il numero di visitatori ci dà il polso della situazione.
    Ma per collegarmi con l’argomento della chusura del convento di San Marco a Roma (questione che, come si dice in dialetto “me ce brucia”) , non so se siano stati molti i visitatori della nostra Parrocchia, e se non altro quanti siano stati i loro contributi. Ma vado oltre. Forse non ci siamo ancora resi conto delle potenzialità del frate che la provvidenza ci ha fatto incontrare ad ottobre (e questo lo si capisce dall’attaccamento di molti visitatori del blog).
    Cosa voglio dire? Dico che solo ora che ci viene a mancare la terra sotto i piedi (sempre la chiusura del convento), scopriamo o almeno tentiamo di scoprire quali sarebbero davvero le attività di un frate minore conventuale, e quindi un frate che sta stretto nei confini di una parrocchia.
    Per esperienza però mi chiedo: perchè una parrocchia non debba prendere con coraggio iniziative “trascinanti”, sfide che vadano al di là dei suoi confini, ovvero attraggano dentro i suoi confini?
    Vogliamo veramente capire quali sono le potenzialità non di una tonaca o di un cingolo di frate, ma quali sono le possibilità di espressione in fatti ed opere della nostra fede attraverso la comunità?
    Il campo è sconfinato, ma penso che l’immobilismo sia la cosa che fa più paura. E la visione del capitano che a sciabola sguainata esce fuori dalla trincea ben si addice ad una realtà pesante come quella attuale della nostra periferia (non borgata) romana.
    Quindi il problema del discernimento sulle strade da intraprendere (problema dell’ordine provinciale dei frati) segue (almeno da noi a San Marco Roma) ad almeno un decennio di immobilismo: (metti il dialetto veneto) “stemo fermi, femo niente” è stato il dictat che nel corso di questi anni abbiamo in parte subito. E siccome le masse delle persone (i potenziali parrocchiani/fedeli) sono veicolate anche da aspetti prettamente esteriori (un frate/prete che parla bene, un’attività che va di moda, il catechismo all’orario giusto), la nostra parrocchia si è velocemente depauperata, ed oggi i numeri che esprime fanno ridere.
    Dove sono quei 150 ragazzi/giovani, dove sono quelle 200 famiglie, dove sono quei 200 bambini che possono andare al catechismo, dove sono quei gruppi di adulti che intraprendono attività e sono insieme agli altri faro di fede e attività. NON ci sono, ed allora appare facile dire che sicuramente un frate è chiamato ad altro.
    Ciò che mi auspico ora (per San Marco, ma magari aiutato anche dalle altre comunità) è quello che, leggendo il segno dei tempi (veicolato sia dallo Stato che dalla Chiesa) si possa porre dei punti fermi per trasformare la nostra presenza anche tra le mure di una parrocchia che forse, sempre di più ci sta stretta. La speranza è quella di trovare veramente la forza, ma per un cambiamento che sia non solo esteriore (frati che se ne vanno), ma sia soprattutto interiore (crescita della comunità)

  • 4 Anna // 3 Apr 2008 alle 10:51

    Caro Luciano,
    amico di blog. Un segno dei tempi potrebbe essere proprio questo. Internet crea una piccola comunità di amici che si scambiano idee, elaborano progetti, si consolano quando le cose van male, e possiamo unirci nella preghiera, perché il padrone della messe mandi operai nella sua messe (Mt 9,38) .
    Se due persone sulla terra si accorderanno…
    C’è un grande bisogno di bravi animatori di comunità, sottolineo bravi.
    Io ero rimasta sconvolta quando avevo letto nell’Apocalisse che cosa Dio dice della chiesa di Laodicea. “Tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca.”
    Speriamo che le nostre Parrocchie non siano chiese tiepide, se no facciamo qualcosa, convertiamole! Chiuderle, direi di no.
    Un abbraccio a tutti Anna

  • 5 mariapaola // 3 Apr 2008 alle 11:45

    Beppe, l’immagine che hai dato è veramente il mio sogno di sempre, specie quando si discute di argomenti “che formano” ma anche è sicuramente di argomenti divertenti.
    E mi è piaciuto molto quello che ha detto Luciano. Ma per cambiare ci vogliono formatori bravi, completi e adatti ai tempi.
    Io sono innamorata di Giovanni Paolo ed in questi giorni di commemorazione mi rendo conto di quanto ha fatto. Certo ogni uno ha i suoi talenti ed ogni uno li usa per quelli che sono, ma giustamente bisogna usarli
    Si aprono probabilmente nuovi terreni da evangelizzare, ma purtroppo si stanno imbarbarendo i nostri.
    E’ un difficile equilibrio da gestire, ma io voglio solo essere seguita e supportata nella mia debole fede (chiaramente parlo per me) e come faccio? E come fanno tanti giovani futuro dell’umanità che non hanno neanche più il sostegno delle famiglie?

  • 6 Paola // 3 Apr 2008 alle 12:48

    Che strano Anna, amica di blog…. quel brano dell’Apocalisse, mi ha accompagnato tanti mesi lo scorso inverno. Essere tiepida è il mio timore, più di essere fredda. Hai ragione, si dovrebbe fare questa riflessione, anche a livello comunitario… Grazie di avermelo ricordato.
    Paola

  • 7 Anna // 6 Apr 2008 alle 14:48

    “Voglio essere seguita e supportata nella mia fede”
    Ho trovato nel cap. 2447 del catechismo la frase 195 che dice:
    istruire, consigliare, consolare, confortare sono opere di misericordia spirituale.
    Credo di conseguenza che il supporto nella fede sia il dovere di ogni cristiano.
    Anche questo blog attraverso vari interventi, articoli, preghiere e spunti di riflessione può essere stato un supporto nella fede, ed eventualmente migliorare.
    Poi ognuno può cercarsi un bravo direttore spirituale. Possono esserci bravi sacerdoti capaci di seguire le persone, ma non avere altrettante capacità di gestire gruppi e fare scuole di formazione.
    Volevo dire che c’è bisogno di bravi animatori di comunità, pe formare chiese vive, testimoni di fede, speranza e carità.
    Chiudere il convento di Susa è come voler far tacere una piccola chiesa che loda Dio dopo aver conosciuto tutti i suoi prodigi.
    Come risposta mi viene in mente quella di Gesù:
    - Vi dico che, se questi (la folla dei suoi discepoli) taceranno, grideranno le pietre.
    (Luca 19,40)

  • 8 lea e luca // 17 Mag 2008 alle 20:35

    Caro padre Beppe e cari blogghisti… è stato bello leggerti e leggervi ora, così, quasi improvvisamente apparsi sulla videata… sono passata dal sito di San Francesco a Susa per colmare un pò di nostalgia, poi ho trovato tutto questo. Prima di provare ad inserirmi vi leggerò un pò, ascolterò le omelie e se troverò lo slancio scriverò. Grazie!

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